Essere arbitri è un percorso di crescita. Per crescere servono i consigli, la costanza, la dedizione, gli errori, i dubbi e le perplessità.
Chi pensa che essere arbitri sia potersi sempre “lavare le mani” da ogni situazione, si sbaglia.
Questo percorso ha dietro di se un processo di consapevolezza forte. Sono importanti i momenti di incontro e di ritrovo dove tra colleghi ci si confronta su situazioni e dinamiche per trovare soluzioni o pensare a modalità di approccio adeguate per risolvere problemi.
Questo è quello che ha fatto per la seconda volta, proprio ieri giovedi 2 Novembre 2023, un gruppo di giovani arbitri della Sezione di Empoli. Si sono ritrovati, hanno messo davanti a tutti le proprie difficoltà e insieme si sono consigliati su come poterle vincere.
E sempre più bello e importante capire che la nostra gara, non inizia con il fischio a centro campo, ma da noi stessi.
Il nostro ruolo, sempre più osservato, sempre più discusso, sempre più offeso dagli spalti, è quello di educare i ragazzi in campo al giuoco del calcio.
L’arbitro ha come compito primario quello di comunicare, di far sentire non tanto la sua potenza (e delle volte prepotenza), ma di far valere la sua voce e il suo buon senso: questo perché portare giustizia in campo non significa sempre fare “piazza pulita”, ma saper gestire e con questo placare tanti animi. L’importanza della parola è primaria in un mondo come quello in cui stiamo vivendo oggi, dove la maggior parte dei giovani si rifugia dietro a degli schermi pur di nascondersi dal reale. Essere arbitri significa allora anche riportare i giovani nella realtà, nel qui ed ora, con un richiamo, uno scambio di parole, o forse anche solo uno sguardo.
Non c’è la sicurezza che ogni partita sia perfetta, che tutto sia sempre giusto, che ogni provvedimento sia sempre quello corretto: la certezza è che ognuno nella sua gara deve sentirsi nella sua serie A, pronto a dare il meglio di se.
Il confronto con gli altri deve servire a maturare tutta una serie di consapevolezze utili per migliorare e fare di noi stessi persone più consapevoli. È bello vedere che ci sono persone pronte a lavorare con i ragazzi non solo da un punto di vista tecnico, ma lavorando sul carattere, sulle emozioni e sul singolo individuo.
Non è da soli che si diventa arbitri, ma grazie a consigli, aiuti e confronti anche con chi ha più esperienze. E questi momenti devono anche renderci consapevoli che alle nostre spalle abbiamo una Sezione attiva, che lavora e crede in noi. Abbiamo persone che ci fanno divertire, che ci trasmettono tutta la passione che hanno nel sangue, che ci seguono e ci sostengono passo dopo passo.
Quando si va ad arbitrare portiamo con noi la sezione e la cosa più importante è non fare mai qualcosa che possa metterla in cattiva luce.
Siamo fortunati, ragazzi e ragazze, ad avere qualcuno che ogni giorno lavora per noi e per farci crescere
Siamo fortunati ad avere qualcuno che ci fa vivere questi momenti di confronto forti e significativi.
Siamo fortunati ad avere qualcuno che è sempre pronto a rispondere al telefono e ad entrare sempre in ogni nostro dubbio per cercare di aiutarci.
Siamo fortunati ad avere qualcuno che ci trasmetta davvero tutta quella passione che serve per divertirsi al 100%.
Arbitrare è crescita e per farlo non bisogna mai dimenticare che dietro a tutto ci siamo noi, con un mondo interiore che deve essere sempre di più rafforzato e arricchito.
Chiusura migliore non potevano essere le parole che ieri sera sono state rivolte ai ragazzi e alle ragazze presenti: “Non lasciate i sogni a metà strada, perchè portarli fino alla fine farà assaporare meraviglia”.
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